Articolo relativo all’autrice ed al suo libro tratto dal giornale “Tribuna Novarese” del 4 giugno 2010
«A tu per tu con Mario io ho riscoperto i luoghi dell’anima»
Il primo libro di Clara Cipollina è un lungo dialogo con il padre
NOVARA • Chissà che espressione farebbe Mario, o meglio “il Mariu”, a vedere riportati così, nero su bianco, tutti i suoi racconti. Perché la figlia, Clara Cipollina, nella sua prima fatica letteraria intitolata “Le mani e la terra – a ritroso nel tempo” e pubblicata con la Visual Grafika Edizioni nel luglio del 2009, ha fatto questo e molto di più.
Nel suo scritto racconta i pomeriggi trascorsi a Gavi, uno dei suoi “luoghi dell’anima”, a casa dei genitori negli anni che vanno dal 1997 al 2004. Qui, registrava le parole del padre, dapprima scettico all’idea che “tutte quelle storie potessero davvero finire in quella scatoletta” e con il trascorrere del tempo sempre più impegnato a far sì che i ricordi prendessero forma.
“Il suo racconto – spiega Cipollina – mi ha permesso di andare “a ritroso nel tempo”, appunto, ed arrivare fino al 1915, alla giovinezza di mio padre, ad altri scenari che nemmeno avevo conosciuto personalmente”. E così, in un fluire continuo, senza scansioni rigide né regole cronologiche, Clara ritrova se stessa, bambina, adolescente e poi figlia e madre.
“Mio padre era un semplice contadino che raccontava in dialetto tanto che ho dovuto, sempre rispettando la struttura narrativa, molto spesso tradurre in italiano. Nel libro ho usato l’artificio grafico del corsivo per sottolineare le frasi di mio padre anche se non sarebbe stato necessario perché il dialogo si dipana ben chiaro”.
E affronta innumerevoli temi, tutti vicini al cuore. “C’è un capitolo che racconta la storia d’amore tra i miei, uno dedicato a me e alla mia bambola di pezza, uno alla mia prima cotta, e poi uno in cui mio padre racconta le due Guerre e al contempo, presente e passato si intrecciano, la vecchiaia avanza e lui e mia madre si interrogano sul futuro, sul desiderio di morire uno la sera e l’altra la mattina dopo per non rimanere separati a lungo. Non voglio che il libro sia inteso come una biografia celebrativa perché io racconto una vita minimale, semplice che proprio per questo può essere condivisa da tanti”. Nel 2001, la mamma di Clara che di nome faceva Maria, anima gemella del suo Mario, viene a mancare e tre anni dopo, all’età di 92 anni, la segue anche lui. “Per diversi mesi non sono più riuscita ad ascoltare la voce di mio padre, poi ad un certo punto, ho sentito la necessità di narrare e di dar voce soprattutto a lui. Ognuno di noi è un racconto e con grande gioia mista a sorpresa mi sono accorta pian piano che il mio racconto corrisponde a quello di mio padre”. Un rapporto che va oltre, che ha saputo oltrepassare le ombre di una vita non facile e che oggi non si affievolisce, seppur nell’assenza fisica. “Quando scrivi tendi a sublimare, anche la morte diventa qualcosa di sopportabile che si può tratteggiare con leggerezza. Solo se si tratta di un dolore personale però perché, in caso contrario, non ci si può permettere di spendere nemmeno una parola”. E Clara, la leggerezza l’ha saputa coltivare anche per affrontare la sua malattia, una sclerosi multipla che la accompagna da quando aveva 34 anni ma che, ci tiene a ribadirlo, non è assolutamente stata il punto di partenza per cominciare a scrivere. “La mia malattia – dice – mi ha solo fatto cambiare le prospettive. Per me il “cammina cammina” che da sempre nelle fiabe descrive un percorso, si è tramutato in “cunta, cuntami pà” (raccontami papà: ndr); ecco perché la fiaba che narra il mio percorso, appunto, realizzata a otto mani insieme a mio marito Bruno e ai miei figli Nicola Francesca, l’ho messa solo in appendice. Non volevo che appesantisse il racconto ma mi piaceva che il libro si presentasse per quello che è: un racconto corale”. Un “coro” è anche
quello composto dalle persone che hanno dimostrato vicinanza a Clara e alla sua avventura: da Linda Anzaldi che ha presentato il libro al liceo classico a novembre, a Nadia Gallarotti che ne ha scritto la prefazione fino a Marco Travaglini, scrittore e amico che l’ha spronata a cominciare e ai fratelli Piero e Bruno. “Ho insegnato per tanti anni alle scuole medie – conclude – e ogni volta che mi trovo a presentare il mio libro, come è successo il 28 maggio a Romentino, vivo un “ritorno” alle mie origini e a quelle di mio padre”.
E c’è da scommetterci che, in fondo alla sala, il “Mariu” sarà lì ad applaudire con quelle mani forti che Clara ha osservato tante volte gesticolare, durante le indimenticabili chiacchierate nella casa di Gavi.
Barbara Bozzola (da Tribuna Novarese di venerdì 4 giugno 2010 pag. 31))